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MEDIAPOLIS.EUROPA presenta in collaborazione con la Biblioteca di storia moderna e contemporanea e l'Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi
XV incontro dell’Osservatorio scientifico della memoria scritta, orale, filmica e del patrimonio autobiografico 20 - 22 Giugno 2016, Palazzo Mattei, Roma, Italia |
Auto/biografia, telescopia, temporalità
Quali modalità linguistiche, prospettive spazio-temporali nei racconti auto/biografici danno senso al passato? Come auto/biografie di personalità affermate e di gente comune strutturano e danno forma al rapporto tra il tempo del racconto e il tempo dell’evento? Come restituiscono la memoria?
È certamente più semplice riconoscere strategie discorsive scientemente progettate in opere d’autori che hanno destinato il loro esprimersi alla creazione di un codice, di uno stile (come si vede, ad esempio, nelle Mémoires d’outre-tombe di R.-F. Chateaubriand; o nelle Confessions di J.-J Rousseau); mentre strumenti ad hoc richiedono le analisi di espressioni auto/biografiche di gente comune o di persone provenienti da campi dove domina principalmente la volontà di comunicare al di là dell’intento di perseguire una retorica, e dove il che cosa è più importante in un certo senso del come (cfr: A. Piromalli-D. Scarfoglio, Pier Paolo Pasolini, volgar’ eloquio, Napoli, Athena, 1976, p. 60). Nelle autobiografie di personalità scientifiche, ad esempio, l’esito delle ricerche conia in modo forte la visione di tutto il precendente percorso. E nella storia delle arti figurative vestire il passato con abiti del presente è stato ricorrente.
Senza entrare, in questo rapido quadro, nello specifico di una bibliografía vasta sull’argomento, - dagli studi canonici di critica letteraria e narratologica, da M. Bachtin, a G. Genette, Ph. Hamon, Ph. Lejeune, W. Pater, C. Segre, J. Starobinski, e di linguistica da É. Benveniste a M. Grévisse, G. Lakoff, W. J. Ong, H. Weinrich, di storia e saggistica da Gramsci a Benjamin, fino a ricerche settoriali specifiche -, la domanda di fondo riguarda come l’io renda attendibile, attestandolo nel qui e ora, il suo raccontarsi, quali modalità e quale retorica metta in campo.
Molti spunti analitici possono derivare anche dalla lettura de Le Miroir d’Hérodote. Essai sur la représentation de l’autre di François Hartog che esamina come Erodoto si posizioni autobiograficamente come storico, con quali strategie recitative, come renda esplicito il suo presente attraverso l’historiê, l’inchiesta. Per comunicare la sua historiê Erodoto fa ricorso anche alla prima persona: «Per me non pretendo affatto di decidere se le cose siano accadute d’una maniera o d’un’altra», Storie I, 5. L’io nel suo presente rafforza o indebolisce la testimonianza? Erodoto tiene a comunicare anche con esattezza la natura del materiale che ha utilizzato: «Sono andato fino all’isola di Elefantina, per ciò che va oltre ho condotto un’inchiesta orale». II, 29. Racconta anche di leggende vissute come vere, perché assimilate come tali nella cultura della gente. Se si pensa all’attuale teatro di narrazione di Celestini, di Paolini, di Perrotta, e altri, ci accorgiamo quanto vi siano presenti tecniche molto antiche di narrazione storica molto vicine ai metodi adottati da Erodoto: la storia intesa come insieme di fatti certificabili, ma anche frutto di credenze, di letture mitiche del reale entrate nel vissuto. Una scelta che Tucidide negherà dando massima importanza allo scritto. Per Erodoto ritornare all’io, dopo aver fatto ricorso alla terza persona, è secondo Hartog un riportarsi ai punti di riferimento familiari dell’hic et nunc dell’enunciazione (F. Hartog, Le Miroir d’Hérodote, p. 32).
Hartog cita Grévisse che definisce presente gnomico, un presente che detta sentenze, valutativo, accompagnato e rafforzato spesso da operatori (pronomi ed avverbi e anche locuzioni) così, in questa maniera, ecco, ecc. Nel libro sull’enunciazione del tempo attribuisce l’uso del presente al commento, e non tanto alla narrazione (presente commentativo). Inoltre evocare la vista e l’udito significa un voler rapportare direttamente quanto conosciuto. Aristotele afferma nella Metafisica che è attraverso la vista che acquisiamo maggiori conoscenze e rileviamo le differenze. Aver visto rende più attendibile il rapportare i fatti.
In molte autobiografie si potrebbe cominciare dall’ultimo capitolo per dipanarne la logica, per tirare il filo del raccontarsi in prima persona, per seguire la prospettiva di uno sguardo sovrastante, di un orizzonte epistemico.
Entra inoltre in gioco certamente il concetto di ethos, secondo il dettato aristotelico, riferito all’oratoria, ma estensibile alla costruzione identitaria più in generale. Se è persino ovvio pensare che la storia sia sempre al presente ed interpretativa (Gramsci, Benjamin) molti spazi di ricerca sul come questa prospettiva prenda forma, di quale senso di volta in volta di faccia carico, restano da indagare, soprattutto per quanto concerne le testimonianze di persone che non assumono lo statuto di autori.
Alcune delle tracce percorribili:
1) Diario e autobiografia a confronto. Possono emergere concezioni antagoniste fra il raccontarsi nell’immediato o a distanza di tempo. Un esempio marcante fra altri in campo scientifico è quello di Rita Levi Montalcini, che ha scritto durante tutta la sua vita delle lettere in cui illustra giorno per giorno, con grande fiducia nel futuro, le attese, la gioia per i suoi progressi scientifici, le circostanze che li hanno permessi, con un sentimento permanente di speranza, di apertura, del mettere in conto la casualità delle scoperte, l’azzardo, il posto del gioco nella vita. Un ottimismo contaminante vi trapela. Negli scritti autobiografici, all’opposto, una visione non pioneristica, ponderata, persino pessimista, traspare come cifra della sua filosofia di vita. Prevale un senso etico molto forte, che è la chiave della sua scrittura autobiografica. Si tratta per il discorso impiegato nella sua autobiografia di un presente fortemente commentativo.
Sono molto indicative altre auto/biografie di scienziati per i quali il tempo presente determina la scansione del passato. Si veda anche il recente racconto autobiografico di Svante Pääbo sulle sue ricerche sul genoma dell’uomo di Neanderthal. Tutto un passato prende forma, viene finalizzato, reso eloquente e coerente nel presente del suo raccontarsi. (S. Pääbo, Neanderthal Man. In Search of Lost Genomes, 2014).
2) L’oralità. Gli intercalari, le pause, la scelta dei tempi verbali, la dilatazione, restrizione o cancellazione di alcuni eventi, sono degli evidenziatori delle forme del raccontare autobiografico. La presenza dell’altro ha certamente un peso. Interviste, confessioni, ecc., mettono in luce delle singolari modalità di trasmissione. L’altro può agevolare o censurare l’integrità del manifestarsi. Nel lavoro di costruzione della soggettività attraverso il racconto e quindi attraverso il lavoro della memoria, è estremamente significativo l’uso della prima persona singolare e del tempo verbale presente; una scelta, - consapevole o inconsapevole che sia, dal punto di vista linguistico -, che segnala un rapporto specifico tra il tempo dell’avvenimento e il tempo del racconto, tra l’io che racconta con l’io che ha vissuto l’evento, come si è detto all’inizio. (Cfr : É. Benveniste, «Les relations de temps dans le verbe français», in Id. Problèmes de linguistique générale, I, Paris, Gallimard, 1974; H. Weinrich, Tempus. Besprochene und erzählte Welt, 1964).
- Anche interviste audiovisive sul racconto della propria vita sono significative, si veda, fra altri, per riprendere il discorso sul racconto di sé di scienziati, che è stato anche l’oggetto di due nostre precedenti pubblicazioni, il documentario Fermat’s Last Theorem di Simon Singh e John Lynch, dove Andrew Wiles narra la soluzione di un teorema irrisolto durante quattro secoli. Il raccontarsi nel presente di Wiles illumina e scandisce tutto il suo passato.
- Foucault mette in luce riguardo all’oralità un aspetto particolare, che ha argomentato ne Le courage de la vérité, cioè come la dialettica con l’altro, il superare il contraddittorio sia un atto di coraggio perché implica il mettersi in discussione. Nell’antichità è stato sommamente importante dire il vero su di sé e la simultaneità del raccontarsi ed essere ascoltato senza scarti temporali è stato uno dei caratteri dell’etica antica. Sulla nozione di tempo e delle varie tecniche per perseguire un’identità voluta, intenzionale, scelta, Foucault ha sempre riflettuto, basti ricordare il testo L’Herméneutique du sujet, Cours au Collège de France, 1981-1982, Hautes Études, Paris, Gallimard-Seuil, 2001, ritenendo il soggetto l’esito di un vero e proprio lavoro di costruzione.
Altre argomentazioni su questo tema saranno le benvenute.
INVIO DELL’ABSTRACT |
A) Scadenza per presentare le proposte: 15 gennaio 2016. Le proposte comprenderanno 250 parole (max), con la citazione di due testi di riferimento, e un breve CV (max : 100 parole), con la menzione eventualmente di due pubblicazioni proprie, siano esse articoli o libri.
Chi intende lanciare una propria sessione (che comprenderà tre o quattro interventi) potrà inviare entro il 1° dicembre 2015 l’area tematica che propone di trattare rispettando gli stessi standards sumenzionati per le proposte. Il comitato scientifico sarà preposto a leggere e selezionare ogni proposta che sarà inviata alla pagina conference registration della pagina del sito di http://mediapoliseuropa.com/
Si può intervenire in francese, inglese, italiano, spagnolo
In ogni caso, per ogni informazioni potete rivolgervi a:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. , Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ,
B) Entro il 10 febbraio 2016 sarà data la risposta definitiva sull’accettazione.
REGISTRATION FEES |
http://mediapoliseuropa.com/index.php/conference-registration-it
Per le quote di iscrizione e per avere cognizione dei simposi dei precedenti anni, le attività, l’équipe organizzatrice e scientifica, visitare il sito:
L’associazione Mediapolis.Europa coopera alla pubblicazione della rivista Mnemosyne, o la costruzione del senso, Presses universitaires de Louvain, che ha ospitato molti interventi dei passati convegni.
Comitato scientifico
Beatrice Barbalato, Mediapolis.Europa, e Université catholique de Louvain
Fabio Cismondi, Euro Fusion
Irene Meliciani, Mediapolis Europa
Albert Mingelgrün, Université Libre de Bruxelles
Giulia Pelillo-Hestermeyer, Universität Heidelberg
Edgar Radtke, Universität Heidelberg
Francesca Socrate, Sapienza, Università di Roma
Anna Tylusińska-Kowalska, Uniwersytet Warszawski
Organizzazione
Irene Meliciani, Managing director Mediapolis.Europa
PAST EVENTS
- Mediapolis.Europa in radio fahrenheit
- Prof Beatrice Barbalato à France Culture La conversation scientifique